Intelligenze artificiali: la rapida evoluzione nel mondo del web

Intelligenze artificiali: la rapida evoluzione nel mondo del web

Negli ultimi anni, abbiamo visto culminare il lavoro di decenni nel campo delle intelligenze artificiali e del machine learning. Oggi, è possibile per chiunque fare uso di intelligenze artificiali allo scopo di generare contenuto mediatico grazie ad applicativi come Stable Diffusion, ChatGPT, Midjourney e tanti altri.

L’uso delle intelligenze artificiali trova un utilizzo in diversi campi, sia per la ricerca che per l’intrattenimento; basta, infatti, pensare a Respeecher, una Startup AI che consente di replicare la voce di persone in maniera ineccepibile: uno degli utilizzi più famosi di questa AI è stato per la serie Disney+ Star Wars: Obi-Wan, nel quale la voce di Darth Vader, storicamente fornita dall’ormai ritirato attore James Earl Jones, è stata replicata alla perfezione.

Nel campo dell’elaborazione del linguaggio, ChatGPT è forse l’esempio più lampante del Machine Learning: basandosi su enormi quantità di dati che l’AI elabora, essa sarà in grado di fornire risposte a delle domande formulate dall’utente in maniera molto elaborata, fino ad arrivare a generare veri e propri articoli giornalistici.

Intelligenze artificiali: violazione di copyright?

Le intelligenze artificiali basate sul machine learning, come dice il termine, devono essere “addestrate” a partire da set di dati affinchè possano apprendere e creare contenuto in base ai “prompt”, ovvero le richieste tramite testo fatte dall’utente.

Molti artisti su internet si sono lamentati e stanno andando contro le intelligenze artificiali che generano contenuto visivo come ritratti artistici, dato che i set di dati che le AI come Stable Diffusion utilizzano contengono miliardi di immagini prese dal web e usate senza il consenso degli artisti originali. Diverse denunce sono state fatte anche dai proprietari di siti di immagini stock come Getty Images: le cause legali sono ancora in corso ed è impossibile ad oggi determinare quale sarà il verdetto.

Diciamo che, trattandosi di un’area grigia, non è facile capire se effettivamente si tratta di violazione di copyright: d’altronde, quando un’artista si lascia ispirare da contenuti realizzati da altre persone per poi realizzare la propria opera, può veramente essere definita violazione di copyright in quel caso?

Le AI fanno esattamente la stessa cosa, ovvero imparare tramite machine learning, da set di dati forniti dall’esterno, ma non saranno mai in grado di replicare alla perfezione le opere di partenza originarie, e non sono in grado di creare un proprio stile dal nulla.

Le AI costituiscono un pericolo per l’umanità?

Le AI suscitano controversie anche per quanto riguarda le loro capacità allo stato attuale. ChatGPT, ad esempio, è in grado di formulare articoli coerenti e ben strutturati partendo da un semplice prompt di testo dato dall’utente. Molte persone, soprattutto studenti, hanno già usufruito di questo mezzo per prendere scorciatoie nella stesura di temi scolastici i quali, nonstante non siano perfetti al 100%, necessitano veramente di pochissime correzioni per far apparire il testo il più umano possibile, riuscendo facilmente ad “ingannare” i docenti.

C’è da dire che le AI come ChatGPT sono utili per assistere gli utenti in vari settori, come ad esempio quello della programmazione, nella quale essa si è rivelata ottima nell’eseguire debugging sul codice, ma senza mai andare a sostituire la creatività e l’abilità della persona.

Ovviamente, le AI sono ancora in fase embrionale, e il timore principale è che effettivamente, in un futuro nemmeno troppo lontano, possano andare a sostituire l’essere umano in diversi ambiti.

Secondo alcuni esperti, esse andranno a sostituire circa l’80% dei lavori nei prossimi anni, ma si tratta ancora di speculazioni.

In conclusione, è difficile dire quanto questo costituisca un pericolo effettivo per l’umanità: lo scopo di una AI non dovrebbe mai andare ad espandersi fino alla sostituzione delle persone ma dovrebbero essere semplicemente uno strumento per assistere, anche se l’industrializzazione ci insegna l’opposto.

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