Cosa scegliere tra RGB e Quadricromia per il graphic design

Cosa scegliere tra RGB e Quadricromia per il graphic design

Nel mondo della grafica digitale, la rappresentazione del colore utilizza degli specifici sistemi che sono diventati degli standard dell’industria con il passare del tempo, la quadricromia (anche conosciuta con la sigla CMYK, che sta a indicare i 4 colori principali Cyan Magenta Yellow Key) e RGB (che sta per Red Green Blue).

Capire quale utilizzare a seconda del piano di lavoro è fondamentale per assicurare una resa dei colori per il lavoro finale il più accurata possibile.

Per questo, parleremo delle differenze tra quadricromia e RGB nel campo del graphic design.

Che cos’è l’RGB

RGB, acronimo di Red Green Blue, è un modello di colori additivo per riprodurre i colori combinando diverse intensità di rosso, verde e blu.

Questo sistema è comunemente utilizzato dai monitor per PC, TV, fotocamere digitali, scanner, e anche stampanti.

Lo standard si estende anche per la rappresentazione della trasparenza del colore, chiamata Alpha, e diventando RGBA.

Che cos’è la quadricromia (CMYK)

La quadricromia è un modello di colore utilizzato nella stampa. I quattro colori (ciano, magenta, giallo e nero) sono quelli utilizzati per la composizione dei colori durante la stampa su carta.

Il modello CMYK è un modello sottrattivo, il che significa che i colori sono creati partendo dal sottrarre luce da uno sfondo bianco. Di conseguenza, più inchiostro si aggiunge, più scuro il colore diventa.

Differisce dall’RGB proprio per questo aspetto, perché, come accennato sopra, l’RGB è additivo, che significa che più si aggiunge luce, più il colore diventa chiaro.

La rappresentazione RGB dei colori ha una gamma più ampia rispetto a quella CMYK. Infatti con l’RGB è possibile rappresentare fino a 16 milioni di colori, data la presenza di 8 bit per canale, che permette di avere 255 tonalità differenti di rosso, verde e blu, mentre la quadricromia lavora in percentuali, da 0% a 100%: ad esempio, il color ciano puro si ottiene con 100% e 0% di magenta, giallo e nero.

Data questa fondamentale differenza, durante la fase di produzione, sarà necessario convertire qualsiasi colore RGB in CMYK prima di mandare il prodotto digitale in stampa, per evitare inaccuratezze.

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Quando si deve usare RGB e CMYK

RGB va usato per tutto quello che viene visualizzato a schermo, come siti web, app, design digitali, social media e pubblicità online, dato che esso rappresenta lo standard per la visualizzazione informatica dei colori.

Tra i vari formati consigliati per lavorare in RGB c’è il JPEG, che risulta perfetto per immagini e foto con una grande quantità di colori, ma sconsigliato per testi, loghi o in generale per grafiche molto definite: essendo il JPEG un formato lossy (ovvero perde qualità in relazione alla dimensione del file), quest’ultime potrebbero subire una notevole sgranatura che ne rovinerebbe l’impatto visivo.

Per testi e loghi sono consigliati PNG (formato lossless che preserva qualità e trasparenza dell’immagine) e SVG (lo standard per la rappresentazione vettoriale delle immagini sul web).

La quadricromia, invece, va usata quando si lavora con materiali da stampa, come bigliettini da visita, volantini, posters, riviste, libri e packaging, e dato che le stampanti lavorano utilizzando questo modello di colori, l’utilizzo del CMYK assicurerà un’accuratezza dei colori durante la stampa del materiale.

I formati file consigliati per lavorare con la quadricromia sono il PDF (che preserva il layout, i fonts, la grafica e i colori del documento, ed è compatibile con svariati software e stampanti presenti sul mercato), EPS e AI (formati per la rappresentazione vettoriale che permettono di preservare completamente tutti i layer e gli effetti del lavoro grafico eseguito nel software di design vettoriale come ad esempio Adobe Illustrator).

Cosa succede se si stampa un’immagine in formato RGB

E’ possibile stampare un’immagine RGB, ma il prodotto finale potrebbe risultare completamente diverso rispetto alla visualizzazione a schermo. La stampante converte all’istante i valori RGB a CMYK, ma data l’impossibilità di quest’ultimo di rappresentare perfettamente i colori RGB, il risultato finale potrebbe portare a colori “infettati” o semplicemente spenti o più scuri.

Quindi è buona norma convertire i colori da RGB a CMYK prima della stampa, in modo tale da aggiustare manualmente i colori ed assicurarsi che il risultato finale sia il più accurato possibile.

Conclusioni

I due modelli di colori sono entrambi versatili e ben strutturati, ma con due scopi ben diversi, ed è necessario avere particolare cura durante la progettazione per ottenere i migliori risultati a seconda del lavoro effettuato.

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